Ajouté le 10 janv. 2005
E' stato forse come vedersi riflessi , un rientrare nel conosciuto e sconosciuto paesaggio della propria anima … questo è stato l'invito a visitare i "percorsi" in esposizione a Quistello.
Niente di più consono alla mia indole quanto i labirintici itinerari delle vedute cittadine inerpicate sulla antica pietra che porta i segni del tempo, delle epoche passate, squarcio di una vita interiore profonda vissuta nella continua e altalenante ricerca di un io "diviso" aperto a tutte le possibili direzioni, smarrito, forse stupito, ma sempre e in ogni caso rassicurato dalla costante e ricorrente presenza di paesaggi familiari in cui si celebrano i ciclici rituali della vita.
Questo è quanto suggeriscono, sarebbe meglio dire sussurrano le mute seppure così eloquenti opere visitate nel pomeriggio alla pinacoteca civica, ricche in suggestioni di affascinanti culture arcaiche e misteriose e al tempo stesso improntate alla modernità e alle problematiche della nostra epoca.
Un uomo-pietra, un uomo muto, un uomo-maschera, un uomo senza volto quasi in balia di una corrente umana senza identità, le sue ossessioni, le sue angoscie, la lotta cruenta nell'arena del mondo, il passato, il presente, il futuro, la speranza di una nuova "arca".
Un punto di vista strettamente personale come l'empatia creatasi con le opere, la cui tecnica e i cui colori, le sfumature del grigio in particolare, mi paiono splendidi.
Spero di non essere andata oltre… e, se anche così fosse, non è forse questo il fine ultimo ? Comunicare nel profondo ?
di Marcella Adinolfi – Suzzara (MN) 2000